Avevo già visto e sentito parlare
di parapendio qualche era fa in quel di gubbio ma era ancora agli albori come
sport e poi nessuno voleva seguirmi in questa avventura… così dimenticai l’idea.
Ma se sei destinato a qualcosa o l’hai desiderata col cuore la vita te la
riproporrà ancora e così a luglio 2011 a Malcesine ritornai a guardare il
cielo, ad osservare questo silenzioso mezzo… non ebbi l’occasione di volare ma
l’emozione letta negli occhi della mia compagna mi fece capire cosa significava
aver volato… Come vi dicevo se siete destinati la vita ripropone… e così a fine
gennaio 2012 in quel di caprino veronese, accompagnando il figlio di una mia
cliente il parapendio tornò a riproporsi nella mia vita… osservavo come con un
semplice gesto e un mezzo quasi “primitivo” si potesse realizzare il sogno più
antico per un uomo. Decisione presa… questa volta si fa, e poi questa volta c’è
pure Lisa (che anche a lei mancano le rotelle come a me in tutto e per tutto! J). Febbraio 2012 dopo
aver preso un po’ di informazioni qua e la conosco Alberto Nonnis detto “Lo
Yeti”, sicuramente il primo impatto fu proprio quello di avere a che fare con
uno Yeti… ma gli occhi erano quelli di una persona buona e paziente, una
persona che ha alzato un muro, non perché sia invalicabile ma piuttosto per
vedere chi ha voglia di valicarlo e fu così che tutto iniziò! 11 Marzo 2012,
Deltaland Area… i primi gonfiaggi, l’emozione era tanta, e vedere questo strano
“lenzuolo” sopra la testa, sentire l’aria che ti passa tra le mani tramite i
freni aveva qualcosa di magico… la settimana dopo poi al: “corri corri, pizzica
un po’ i freni”, seguì il: “su le mani e il sei in volo!”, ancora oggi mi
vengono le lacrime a pensarci… 20 tra i secondi più belli della mia vita…
volavo… io volavo… oddio staccavo i piedi da terra a dire il vero… ma per me
era un volo… A dirla tutta il 2012 è stato un anno un po’ di merda per la
meteo, così passò un po’ prima del primo biposto didattico! L’emozione era però
tanta per me, eppoi tutto ed insieme era tanto… il povero Alberto si trovò a
dover aver una grandissima pazienza con me che sembravo non volermi calmare…. È
si ragazzi! Tremavo… ma tremavo… forse la voglia di volare era tanta e la paura
inconscia anche? Boh! Ma lo Yeti che poi Yeti non era portò pazienza, sembrava
di conoscerlo da una vita, una persona di quelle con cui nasci compagno di
culla più che una che deve limitarsi ad insegnarti qualcosa… 12 Maggio 2012
dopo un numero interminabile di biposti decido che o la va o la spacca… non
posso temere un qualcosa o un qualcuno che amo… ed arrivò il primo volo singolo
alto… ero li io, la vela, il cielo… chiusi gli occhi, mi sentii come in una
notte di nebbia in un bosco… tutto silenzio… e via… corri corri… stavo volando,
mi guardavo intorno come un falco, vedevo tutto così piccolo… il cuore a mille…
non tremavo più! Finalmente avevo trovato il giusto equilibrio interiore,
finalmente non avevo paura del mezzo ma mi limitavo a rispettarlo. Seguirono
tanti altri voli, altri errori, altre emozioni via via che si progrediva e che
il tempo passava. Ma la vita è fatta anche di impegni di lavoro e quindi per un
periodo dovetti rinunciare al parapendio, devo dire che pur mantenendo il
minimo di contatti e di passione sparii. Nelle belle giornate guardavo in su,
sentivo il profumo dell’aria, guardavo ogni nuvola, ogni albero, ogni foglia
che cadeva… desideravo col cuore di volare ancora… e la vita perdonò i miei
errori, perdonò me e mi riportò in volo. Forse sono destinato a volare chi lo sa.
Ancora una volta il buon Alberto mi accolse come un fratello che non vedi da
una vita… stupendo. Mi sembrava di non aver mai smesso di volare… Come ogni
parte di percorso anche il corso stesso ha una fine con gli esami… Tanto tempo fa
postai un articolo su quello che si prova in questo rito di passaggio… Devo
dire che nonostante le rassicurazioni che sarebbe stato un volo come un altro e
che i quiz fatti e rifatti mille volte erano impossibili da sbagliare la
tensione era tanta… Luca Basso nel suo libro dice che il problema nel volo non
è il conscio ma il subconscio, cioè quello che ci portiamo dietro e dentro,
quello che siamo convinti annulli il volo e che invece il volo amplifica… così,
almeno per me che venivo da un periodo non troppo felice, l’esame è stato duro.
Diciamo che aggiungere “emozioni” ad altre “emozioni” non è stato il massimo.
Posso dire che mi sento più un graziato che un promosso per chi può apprezzare
tale sottigliezza. Ammetto però che lo sforzo fatto e la passione per il volo
ha fatto si che il volo mi abbia premiato con Istruttore e Amici intorno, con
Esaminatori di quelli che chiedono piuttosto che trarre semplici conclusioni e
così in una giornata “strana” mi sono brevettato. L’allievo ha lasciato il
posto al Pilota. Si insomma anche se l’aggettivo è cambiato io sono uguale a
ieri, non sono niente di più, se non un po’ più responsabile del mio destino.
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Marco