"... indossati i caschi e l’imbragatura, i giochi erano fatti. “Guarda quel cespuglio - mi ha detto Carlo a un certo punto - Fissa lo sguardo laggiù, a valle, e al mio tre, incomincia a correre a piedi stretti”.
Per un momento, il fiato si è fermato, ma ho cercato di sdrammatizzare, ho fatto un bel sorriso e ho salutato Matteo pronto per il lancio. Uno, due e tre. E l’avventura è incominciata. Un brevissimo lasso di tempo e sono stata catapultata in un luogo magico, sospesa nel cielo e, sotto ai miei occhi, fermo, immobile, senza tempo il mondo continuava a respirare. Lassù il tempo non esiste. L’aria ti avvolge e ci si sente liberi, leggeri, serenamente rilassati. Non c’è tempo o modo di avere paura: si è come in uno stato di ebbrezza e non si finisce mai di stupirsi. È un’estasi in alta quota. L’aria diventava sempre più fresca perché noi stavamo salendo e in pochi istanti siamo giunti a 1.600 metri: un palcoscenico mozzafiato. All’orizzonte le dorsali del Carega e dietro di noi una macchia di acqua azzurra, il Lago di Garda, dai profili irregolari e dalle acque segnate, di tanto in tanto, dalle striature di barche a motore che scivolavano sulla superficie. Da lassù si osserva il mondo e ci si sente invincibili. Come diceva Carlo, il Parapendio non è uno sport, è una grande passione, e posso confermarlo. Il lancio si consuma in una manciata di secondi, poi, l’imbragatura diventa il tuo seggiolino ed è come essere seduti su una giostra, anche se, in volo, è molto più bello.
Uno stato di beatitudine in cui non hai accesso ai tuoi pensieri, ma l’unica cosa che segui con la mente è il senso di libertà che ti muove dentro come un richiamo a cambiare, a guardare la vita da un’altra prospettiva, ad avere la sempre più chiara certezza che tutto è relativo e ha valore a seconda del modo in cui lo si guarda e lo si accoglie dentro di sé. Volare è un’esperienza quasi catartica. L’uomo non ha una sola, ma tante dimensioni a sua disposizione in cui potersi conoscere un po’ di più, con coscienza e responsabilità, valori che ritroviamo nello sport e per i quali ci mettiamo alla prova, accettiamo le sfide, ci misuriamo con le nostre capacità, perché non sappiamo dove sia il nostro limite fino a quando non lo incontriamo e per farlo dobbiamo andare oltre, avere la curiosità di guardare lontano e di sperimentare ciò che mai avremmo pensato di vivere. Sento in me il desiderio di salire in alta quota proprio perché “è lassù che voglio tornare”.
La vita è ciò che ci concediamo ogni volta che decidiamo che quella, per noi, è la cosa giusta da fare e quando il cuore sceglie, ne conosce le ragioni che, razionalmente, ci sfuggono, ma guidano i nostri passi e le nostre azioni. Carlo e Matteo mi hanno trasmesso il loro grande amore per questa disciplina che, se incontra la tua anima, difficilmente la lascia andare. Sono pronta per un nuovo lancio, il cielo aspetta solo di essere accarezzato..."
Adesso non vi resta che provare anche voi!
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Marco